C’è una scena nella commedia Sex Education di Netflix che qualcuno potrebbe non togliersi dalla testa. In questa scena l’insegnante di educazione sessuale mostra al protagonista, Otis, un goffo adolescente, brillantemente interpretato da Asa Butterfield, il disegno di una vulva. Ad Otis viene chiesto di etichettare le sue parti.

Nella serie tv la madre di Otis è una terapista sessuale, quindi per il ragazzo è davvero facile denominare ogni sua parte.

Quello che non ci si può togliere dalla testa è che se quel disegno fosse mostrato ad un gran numero di uomini e donne, con ogni probabilità, pochissimi riuscirebbero, ancora oggi, a definire tutte le parti.

Quanti di voi, tra chi sta leggendo, ha partecipato ad un vero e proprio corso di educazione sessuale? Non dico un incontro e via, una discussione in classe (a qualunque livello scolastico), ma un vero e proprio corso, con uno o più insegnanti specializzati che sappiano di cosa stanno parlando, in modo accademico e scientifico, e non solo per esperienza personale.

Quante persone adulte conoscono come funziona il proprio corpo?

Da uno studio del Forum di Educazione sessuale si evince che solo il 45% degli adolescenti valuta la propria educazione sessuale “buona” o “molto buona”. Il 44% delle persone non riesce a identificare la vagina e il 60% la vulva. Insomma, non si riesce a distinguere tra interno ed esterno, tra le aperture uretrali, labbra e clitoride.

Ma non è solo un problema di conoscenza linguistica, ma è un problema anche sanitario. In mezzo agli studi sul cancro alle ovaie, qualche anno fa, nel 2O15, si è scoperto che due terzi delle persone intervistare sono troppo imbarazzate al solo pronunciare la parola “vagina”. La stragrande maggioranza!

La dottoressa Anita Mitra, autrice di The Gynae Geek: afferma che la mancanza di conoscenza è causa di una qualità della vita abbastanza povera per tante donne.

Qualità della vita

Può succedere, infatti, che alcune donne (ma anche tanti uomini), si trovino al pronto soccorso o in fin di vita, a causa di emorragie o altri problemi mal curati. E questo “solo” per vergogna.

Nascono e si accrescono miti e aneddoti che sostituiscono la conoscenza scientifica e la consapevolezza del proprio corpo.

L’ignoranza in questo campo significa vivere confusamente la propria vita adulta.

Ci sono ragazze, magari con genitori assenti, che pensano di non saper gestire le mestruazioni o comunque molto meno delle proprie coetanee. Altre a 14 anni vivono la periodica angoscia di dimenticare gli assorbenti, che non potrebbero chiedere in prestito in giro. O c’è chi vive nella paura delle macchie sul vestito.

Un mondo di disagio che cresce anche negli anni a venire, in un tempo più adulto.

Educazione sessuale per gli adulti

La giornalista Lynn Enright, ha pubblicato, un libro Vagina: A Re education, anch’esso in inglese, dove si trovano capitoli dedicati alla gravidanza, alle mestruazioni, agli orgasmi e tanto altro.

La giornalista in alcune interviste dichiara che le donne erano ansiose di discutere su argomenti considerati ancora dei tabù.

Il suo messaggio è duplice. Afferma che abbiamo bisogno di conoscere le vulve e, altrettanto cruciale, dobbiamo sentirci a nostro agio a parlarne.

Informarsi prima di tutto!

Enright fa parte di movimento di donne che provano ad alzare il volume delle conversazioni intorno ai corpi femminili.

Leggere un libro, studiare, avere una educazione sessuale vera, permetterebbe di scoprire, per esempio, che esiste una malattia chiamata “vulvodinia”, che sarebbe un dolore vulvare persistente. Si potrebbe scoprire che l’infertilità maschile rappresenta circa la metà dell’infertilità totale, nonostante se ne parli solo in relazione alle donne.

Così come si potrebbe imparare che esiste il “gap dell’orgasmo”, per cui il 95% degli uomini eterosessuali di solito raggiunge l’orgasmo, mentre tra le donne etero solo il 65% raggiunge l’orgasmo.

Imene questo sconosciuto

Ma forse il capitolo più interessante potrebbe essere quello sull’imene.

E per imene si intende il “sigillo” simile a una guaina all’apertura della vagina, che si rompe quando fai sesso penetrativo per la prima volta, giusto? Sbagliato.

L’imene ha molte forme: a forma di mezzaluna per il 40% di donne, simile ad anelli o del tutto assenti in altri casi. Così,
se non una donna no ha sanguinato la prima volta che ha fatto sesso, forse ha già “rotto” il suo imene con un tampone o, semplicemente andando a cavallo, o in motorino, o in bicicletta.

Il dettaglio sull’imene potrebbe suonare banale, ma in alcune società le donne affrontano gravi conseguenze se non sanguinano durante la loro prima notte di matrimonio.

In Libano, per sicurezza, si consiglia alle donne di portare con se, nella propria intimità, del sangue di animale. Oppure di acquistare dei “finti imeni” (imeni artificiali) capsule di colorante, per simulare la rottura dell’imene.

E salvare la vita!

Il silenzio della violenza

Il silenzio che circonda la vagina e la salute sessuale possono uccidere letteralmente donne e ragazze. Lo stupro e le altre violenze di genere beneficiano di questo silenzio. Se non puoi parlare puoi pensare di essere l’unica che soffre.

Anche nelle culture sessualmente liberali, si stanno diffondendo dei falsi messaggi.

Secondo la Società internazionale di Chirurgia Plastica Estetica, nel 2O16, il numero di procedure di labioplastica sono aumentate del 45%. Nonostante il rischio di emorragie e infezioni sia altissimo.

Per chi non lo sapesse, come non lo sapevo io, la labioplastica sarebbe la modifica delle dimensioni delle piccole labbra (o labbra minori, che dir si voglia) dell’apparato genitale femminile, ossia delle pieghe cutanee che si trovano internamente alle grandi labbra.

Il piacere, questo sconosciuto

Alex B Porter, autore di molti libri sulla sessualità afferma.

La società ha reso accettabile che le donne mettano la soddisfazione maschile davanti alla propria.

Dobbiamo ripensare alla nostra definizione di sesso, che è spesso visto come un atto penetrativo.

Secondo il più grande studio mai condotto sull’orgasmo femminile – condotto dai ricercatori dell’Università dell’Indiana – solo il 18% dell’orgasmo femminile avviene attraverso la penetrazione.

Il consiglio di Alex?

Vai avanti e studia, quindi trova un partner (o un gruppo) di supporto per sessioni pratiche di scoperta.

Nel mondo si stanno facendo passi avanti. Attiviste, associazioni, giornali, riviste, università e scuole stanno collaborando per rendere l’argomento non più un tabù, ma un tema di cui si possa parlare senza vergogna, se se ne vuole parlare.

Ed ora prova a scaricare un’immagine di una vulva e prova a dare la giusta definizione di ogni sua parte. O almeno inizia a capire come è fatta, davvero.

Perché? Perché no?