Oggi lascio da parte un po’ gli assistenti vocali e prendo spunto dall’obsolescenza programmata, condividendo alcun appunti ed osservazioni su fatti di vita personale per parlare di tecnologia e conoscenza. Consideratela una delle mie digressioni.

Una lettura senza utilità se volete sapere cosa sia l’obsolescenza programmata e se non avete tempo per ascoltare e leggere osservazioni personali senza alcuna base scientifica.

L’obsolescenza programmata o pianificata in economia industriale è una strategia volta a definire il ciclo vitale di un prodotto in modo da limitarne la durata a un periodo prefissato.

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Regalatemi i vostri dispositivi dismessi

Un po’ di tempo fa, ho chiesto ai miei amici social di regalarmi i loro dispositivi rotti o dismessi di cui si volevano liberare. Mi è arrivato un po’ di tutto: PC, componenti vari, gruppi di continuità, elettrodomestici, radio.

La richiesta l’ho fatta principalmente per mio padre che per problemi di salute non riesce più ad uscire di casa ma continua ad avere la passione del fai da te.

Nel tempo libero, infatti, crea modelli di impianti elettrici o idrici e così fa passare il suo tempo, che si è notevolmente rallentato.

Mio padre si è molto divertito con gli elettrodomestici. Soprattutto con quelli che è riuscito a portare di nuovo in vita, come un vecchio ventilatore.

La maggior parte degli altri elettrodomestici, purtroppo, sono stati davvero irreparabili: erano letteralmente stampati e dunque davvero irrecuperabili.

Eccesso di tecnologia dismessa

Non sono stati in tanti a rispondere alla mia richiesta. Ma quei pochi che hanno risposto si sono liberati di una grande quantità di materiale. Devo ammettere che c’è stato un momento di difficoltà, nel senso che mi sono ritrovato il garage pieno di roba da smontare.

Mi sono reso conto, in breve, di quanta tecnologia ci circonda e che spesso ce ne vogliamo liberare.

Sono il primo ad acquistare nuova tecnologia. Ma se ho qualcosa da buttare prima provo a ripararla. E cerco di andare oltre l’obsolescenza programmata.

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Incontrando un simile

Durante questa fase di smontaggio ho conosciuto una persona che già da anni smonta e monta elettrodomestici vari. Televisori, lavatrici e scaldabagni, prevalentemente. Percorrendo lo stesso percorso di riuso ci siamo incontrati.

Una premessa, secondo me, necessaria rispetto a questa persona è che la persona in questione non ha istruzione scolastica. E lo studio o la semplice lettura di un breve testo lo irrita. Lo dico non per disprezzo o biasimo, ma perché questo lo porta a ragionare in modo del tutto autonomo e mi ha fatto molto riflettere sul mio modo di ragionare rispetto alle conoscenze condivise.

La persona in questione non legge i manuali, non segue le istruzioni per far funzionare un dispositivo, lo studia empiricamente, direi , ancora meglio, lo studia primitivamente.

Per intenderci, la prima volta che mi ha mostrato come avviava il suo portatile, un po’ mal funzionate, l’ho visto intento a martellare con le sue mani sulla tastiera, come se piantasse chiodi al muro. Il portatile nella mie mani e con i miei modi gentili non si avviava. Con il suo martellare si.

Sempre lui, smonta i vari dispositivi per curiosità, rimettendoli in vita solo provando e riprovando senza un minimo di conoscenza teorica. Da ragazzo, mi ha raccontato, ha fatto un periodo di praticantato come elettricista e da allora, pur facendo tutt’altro, ha proseguito con i suoi esperimenti.

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Senza sovrastrutture

Essendo privo di conoscenze è anche privo di sovrastrutture. I simboli di attenzione, per lui, non hanno gran significato. fa molto attenzione alla propria sicurezza ma non ha nessun riguardo per la sicurezza del dispositivo.

Per non parlare quando si ingegna nella costruzione, alla frankestein, di dispositivi ed elettrodomestici. Ma non è l’estetica che conta per lui. Conta il risultato. Per cui non fa minimamente attenzione alla compatibilità dei componenti, alla delicatezza di montaggio. Monta e smonta (quasi) a caso, seguendo un metodo tutto suo di prove e riprove.

Risultato. Aggiungendo e togliendo, cambiando e ricambiando, riesce ad avere un risultato per lui soddisfacente.

Non fatelo a casa

Non vi invito certo a farlo anche a casa vostra. devo dire che la fortuna dell’incosciente lo aiuta notevolmente.

Trattare i componenti del PC come fossero pezzi di ferro o mattoni è qualcosa che non si fa. Non si danno pugni per riassestare un sistema, un monitor o una tastiera.

Tanto più che le avvertenze di non toccare, di non aprire, di non forzare, sono sempre ripetute in ogni manuale.

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Semplicità di montaggio

Eppure, osservando il mio amico, ho potuto osservare, che tolta la corrente, se si apre, si forza, un qualunque dispositivo, tutti questi componenti sono resistenti e difficilmente si rompono.

Smontando tutta una serie di dispositivi a tecnologia obsoleta mi sono reso conto della disarmante semplicità di smontaggio e di montaggio.

Non ci vuole una laurea in ingegneria per riparare un dispositivo. Lo fa anche un semi analfabeta, per intenderci.

Quando qualcosa si rompe, a volte per obsolescenza programmata o per altri motivi, spesso l’assistenza ci dice che i nostri dispositivi non si possono riparare o che il costo non vale l’opportunità di acquistare un prodotto nuovo.

Insomma, ci viene sempre spiegato che è meglio spendere 300 euro per un dispositivo nuovo piuttosto che aggiustare il vecchio per 100 euro.

La conoscenza è tutto!

Durante questa esperienza di smontaggio e montaggio, insomma, ho potuto fare alcune osservazioni sul nostro comportamento riguardo la tecnologia e conoscenza.

Resto fermamente convinto che solo la conoscenza ci permette di usare gli strumenti e di non essere usati. Solo la conoscenza crea consapevolezza della tecnologia.

Se vogliamo riparare un PC dobbiamo sapere come funziona e quali pezzi possono essere riparati e preservati. Chi possiede un’istruzione, chi è capace di leggere e scrivere, e di studiare, può possedere la consapevolezza.

Ma la conoscenza non deve essere un muro dietro il quale nascondersi.

La conoscenza è uno strumento che serve anche a rompere le regole, a volte finte. A guardare oltre, osservare in profondità, La conoscenza ci deve aiutare a guardare oltre, ad osservare le strutture, a guardare dentro le cose, per sapere come sono fatte. Per questo, per esempio, io amo l’architettura dell’informazione.

Ed anche per sapere come siamo fatti.

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Far funzionare ma anche sapere come funzionano

Che sia chiaro, il portatile che si accendeva a martellate, sono stato io a riparlo, non lui. La mia metodologia di lavoro e di osservazione della realtà mi ha permesso di riflettere su cosa non funzionava.

Senza un pensiero critico, lui non era riuscito a trovare il malfunzionamento, il suo pensiero era ed è rivolto solo a far funzionare le cose, non a come funzionano o possono funzionare.

Per sorridere

Per farvi sorridere, a tal proposito, ricordo che nel palazzo dell’Università Ca’ Foscari Venezia, dove lavoravo, per uscire dall’edificio, era comodo prendere le scale di sicurezza anti incendio. Essendo delle scale secondarie erano frequentate esclusivamente dai dipendenti e difficilmente si incontrava qualcuno. Per altro, al piano terra c’è un piccolo tratto totalmente al buio.

Un giorno incontrai uno studente sudato e spaventatissimo che andava su e giù per le scale. Quando il ragazzo sentì il rumore dei mie passi risalì di corsa e ansimante mi chiese da dove ero entrato e da dove si usciva. Evidentemente era rimasto prigioniero.

Difronte a lui c’era una porta tagliafuoco che portava al piano. Come c’erano e ci sono altre porte ad ogni piano. Tra l’altro la stessa porta che lui aveva attraversato. La domanda mi sembrò molto stupita e ovviamente gli indicai la porta. Ma lui mi riprese.

E mi lesse il cartello. “Questa porta deve rimanere chiusa”.

Insomma, seguendo alla lettera l’indicazione del cartello, il ragazzo non riusciva più ad uscire dalla scala. Era entrato nella scala e non comprendendo che la porta andava aperta e poi accuratamente richiusa, neppure riuscì a ritornare sui suoi passi.

A quel tempo sorrisi molto, anche perché il ragazzo uscì come un razzo. E il suo sguardo mi fece molto ridere. Chissà quanto tempo era rimasto dentro.

Però ripensandoci, la sua istruzione, la sua capacità di leggere, lo aveva portato ad un eccesso di zelo, che magari gli salverà la vita in altri momenti, ma che in quel momento lo aveva reso prigioniero.

Se non avesse saputo leggere, sarebbe uscito da quelle scale senza problemi.

Ecco l’istruzione deve donarci Libertà, deve darci le ali per raggiungere il successo, e non deve certo costringerci alla prigionia.

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Superare l’obsolescenza programmata

Tutto questo per dire che molti dei nostri elettrodomestici e dispositivi hanno qualche pezzo che, nell’arco della loro vita, si rompe. Il fatto che si rompa un pezzo non significa che non possa tornare a funzionare.

A mio parere sarebbe il caso di ritornare ad aggiustare le cose, a riparare quello che è possibile riparare e magari anche ad acquistare prodotti riparabili.

Tanto più in un periodo post covid come quello che stiamo vivendo, dove le risorse della famiglie sono diventate limitate. Se avete qualche dispositivo da buttare, vale la pena tentare di ripararlo.

Forse il PIL ne risentirà un po’, ma le vostre finanze familiari ringrazieranno.